Il mercato immobiliare è in crisi, a Roma
ci sono circa 250mila case sfitte, la popolazione non cresce
ormai da anni, ma nella Città eterna si continua a costruire anche vicino ai
resti di ville romane o “tralasciando” i vincoli paesaggistici. Uno degli stratagemmi preferiti per
continuare a edificare si chiama “compensazione”: strumento
giuridico che ha permesso ai potenti costruttori romani di trasferire gli
edifici previsti in alcune zone in altre, spesso facendo crescere le
cubature.
Nella periferia sud della Capitale, si rischia una nuova colata di cemento,
targata Pietro Mezzaroma. Il progetto, denominato I-60, prevede ben 30 palazzi, tra i 4 e i 7 piani d’altezza, numero di residenti stimato 4.760. “Un’opera gigantesca alla quale ci opponiamo
da tempo – spiega Giuseppina Granito, del coordinamento “Stop
I-60″ – che sorgerà sopra due tracciati stradali con basoli, resti di una
necropoli risalente al I e II secolo d.C. e una villa di età romana con
pregevoli mosaici”. Il comitato, a giugno scorso, ha fatto ricorso al Tar di
Roma contro quello che potrebbe trasformarci in uno scempio. “Sono anni –
denuncia Granito – che ci opponiamo in tutti i modi. Addirittura, nell’imminenza
di una manifestazione che avevamo organizzato per il 21 aprile 2011, tutti
i ritrovamenti archeologici sono stati ricoperti in fretta e
furia”.
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