Riceviamo ed inviamo a tutti questa mail, nella speranza che i diversi comitati che nella città e nel nostro Municipio lottano su questa tematica, sappiamo ritrovare la capacità di costruire un'iniziativa comune e nella convinzione che sia assolutamente necessario intrecciarla con tutte le altre vertenze aperte nei territori.
ANTENNA KILLER, SENTENZA SCANDALO AL TAR
Nonostante l’ammissione di autorizzazioni irregolari, i giudici negano la sospensiva e fanno ripartire i lavori
Neanche una settimana e sono ricominciati i lavori per l’installazione dell’antenna di telefonia mobile sul palazzo dell’ENASARCO in piazza F. De Lucia. Dopo 8 mesi di battaglie, a lasciare ancora più perplessi e arrabbiati i cittadini del comitato “viale Lina Cavalieri” sono le motivazioni con le quali i giudici del Tar del Lazio hanno respinto la richiesta di sospensione dei lavori.
Quattro righe, a fronte di oltre 30 pagine di ricorso e una perizia tecnica, per dire che è tutto a posto, nonostante siano stati riconosciuti anche dalle controparti una serie di vizi procedimentali dai quali si desume l’illegittimità della autorizzazione rilasciata. “Considerato che – dice la sentenza –, ad un primo sommario esame, non sussiste il danno paventato dai ricorrenti alla luce di quanto documentato dall’Amministrazione comunale e dall’Arpa, attesa la riscontrata legittimità dell’autorizzazione assentita per la realizzazione dell’impianto in questione”.
“La normativa vigente – spiega l’avvocato del comitato, Ilaria Guarciariello – nel prevedere il rilascio dell’autorizzazione attraverso l’istituto del silenzio assenso, di certo pospone il diritto alla salute rispetto al bene “collettivo” della comunicazione. In ogni caso, alla luce delle gravi e numerose violazioni di legge, che hanno viziato il procedimento amministrativo, eravamo certi che il TAR avrebbe sospeso il provvedimento per poi annullarlo. Non è stato cosi, e non si comprendono le ragioni di una pronuncia di rigetto così tombale, ma di certo, se le ragioni dei ricorrenti fossero state accolte, si sarebbe creato un precedente molto scomodo per tutti i consessi investiti dell’esame di analoghe questioni. Si tratta comunque di una fase cautelare: c’è ancora il merito, l’appello e la ferma convizione che questa antenna, nata con tutti questi vizi, sia davvero potenzialmente nociva”.
Infuriata e delusa Daniela Caramel, Presidente del comitato: “Stiamo difendendo il nostro diritto costituzionale alla salute. Non si possono emettere sentenze in base a un sommario esame quando si trattano temi così importanti. Senza considerare poi che è stata ammessa la non regolarità delle autorizzazioni. Violato anche il protocollo d’intesa, da considerare quindi carta straccia, tra il Comune di Roma e le società di telefonia mobile: non è rispettato il limite di 100 metri da luoghi di permanenza superiori alle 4 ore (sono solo 29 metri dalle camere da letto); il IV Municipio e i cittadini non sono stati informati; non esistono monitoraggi dei campi elettromagnetici sulla zona; ma soprattutto non sono stati proposti siti alternativi, cosa che abbiamo dovuto fare noi. Tutto ciò non è ammissibile”.
E proprio sui siti alternativi si era aperto uno spiraglio di trattativa con la società Sony Ericsson, che appena saputo l’esito della sentenza ha ripreso i lavori. La battaglia però non è finita. Nuove iniziative e nuovi ricorsi alla magistratura ci saranno nei prossimi giorni. Pronte anche più di 1000 firme per richiedere nuovi interventi alle autorità preposte. “Ci sentiamo – conclude Caramel – come Davide contro Golia. Peccato che nel nostro caso sembra vincere quest’ultimo”.
Per ulteriori informazioni: Daniela Caramel 328 75 34 701
ANTENNA KILLER, SENTENZA SCANDALO AL TAR
Nonostante l’ammissione di autorizzazioni irregolari, i giudici negano la sospensiva e fanno ripartire i lavori
Neanche una settimana e sono ricominciati i lavori per l’installazione dell’antenna di telefonia mobile sul palazzo dell’ENASARCO in piazza F. De Lucia. Dopo 8 mesi di battaglie, a lasciare ancora più perplessi e arrabbiati i cittadini del comitato “viale Lina Cavalieri” sono le motivazioni con le quali i giudici del Tar del Lazio hanno respinto la richiesta di sospensione dei lavori.
Quattro righe, a fronte di oltre 30 pagine di ricorso e una perizia tecnica, per dire che è tutto a posto, nonostante siano stati riconosciuti anche dalle controparti una serie di vizi procedimentali dai quali si desume l’illegittimità della autorizzazione rilasciata. “Considerato che – dice la sentenza –, ad un primo sommario esame, non sussiste il danno paventato dai ricorrenti alla luce di quanto documentato dall’Amministrazione comunale e dall’Arpa, attesa la riscontrata legittimità dell’autorizzazione assentita per la realizzazione dell’impianto in questione”.
“La normativa vigente – spiega l’avvocato del comitato, Ilaria Guarciariello – nel prevedere il rilascio dell’autorizzazione attraverso l’istituto del silenzio assenso, di certo pospone il diritto alla salute rispetto al bene “collettivo” della comunicazione. In ogni caso, alla luce delle gravi e numerose violazioni di legge, che hanno viziato il procedimento amministrativo, eravamo certi che il TAR avrebbe sospeso il provvedimento per poi annullarlo. Non è stato cosi, e non si comprendono le ragioni di una pronuncia di rigetto così tombale, ma di certo, se le ragioni dei ricorrenti fossero state accolte, si sarebbe creato un precedente molto scomodo per tutti i consessi investiti dell’esame di analoghe questioni. Si tratta comunque di una fase cautelare: c’è ancora il merito, l’appello e la ferma convizione che questa antenna, nata con tutti questi vizi, sia davvero potenzialmente nociva”.
Infuriata e delusa Daniela Caramel, Presidente del comitato: “Stiamo difendendo il nostro diritto costituzionale alla salute. Non si possono emettere sentenze in base a un sommario esame quando si trattano temi così importanti. Senza considerare poi che è stata ammessa la non regolarità delle autorizzazioni. Violato anche il protocollo d’intesa, da considerare quindi carta straccia, tra il Comune di Roma e le società di telefonia mobile: non è rispettato il limite di 100 metri da luoghi di permanenza superiori alle 4 ore (sono solo 29 metri dalle camere da letto); il IV Municipio e i cittadini non sono stati informati; non esistono monitoraggi dei campi elettromagnetici sulla zona; ma soprattutto non sono stati proposti siti alternativi, cosa che abbiamo dovuto fare noi. Tutto ciò non è ammissibile”.
E proprio sui siti alternativi si era aperto uno spiraglio di trattativa con la società Sony Ericsson, che appena saputo l’esito della sentenza ha ripreso i lavori. La battaglia però non è finita. Nuove iniziative e nuovi ricorsi alla magistratura ci saranno nei prossimi giorni. Pronte anche più di 1000 firme per richiedere nuovi interventi alle autorità preposte. “Ci sentiamo – conclude Caramel – come Davide contro Golia. Peccato che nel nostro caso sembra vincere quest’ultimo”.
Per ulteriori informazioni: Daniela Caramel 328 75 34 701
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