Più cubature per tutti, in deroga ai Piani Regolatori
Per tre anni sarà permesso in tutto il territorio del Lazio di aumentare del 20% la superficie dei singoli edifici (ma ogni appartamento con ingresso indipendente potrà autonomamente ottenere questo beneficio) con un tetto massimo per edificio di 70 metri quadri se residenziale, e di 200 se non residenziale. Per gli edifici artigianali e industriali, i metri quadrati diventano 500. Il premio di cubatura può salire fino al 30%. Un ulteriore 10% viene concesso a chi installa almeno 1 kw di energie rinnovabili. Un incentivo singolare, visto che una legge regionale lo impone già a chi vuole realizzare l’ampliamento.
Il 35 % di ampliamento si ottiene invece se si adegua sismicamente l’edificio. L’incremento del 20%, già descritto sopra, può essere inoltre utilizzato per recuperare a fini abitativi parti pertinenziali dell’edificio. I proprietari di case a schiera e villini, potranno quindi cumulare questo bonus all’ampliamento del 30%, arrivando complessivamente a un incremento della superficie residenziale del 50%. Nel caso di demolizioni e ricostruzioni, l’incremento è del 35%, ma si può arrivare sino al 60%. Gli interventi si potranno realizzare un po’ ovunque, ad eccezione dei centri storici e di alcune aree vincolate. Diventano invece trasformabili le aree agricole, parte dei parchi regionali, le città storiche. Queste norme, insomma, favoriranno solo i grandi gruppi di interesse.
Cambi di destinazione d'uso e Programmi di riqualificazione urbana
Fuori dalle regole dei Piani Regolatori sono previsti due tipi di interventi, quelli che rischiano di provocare gli effetti più devastanti per il territorio. La legge permette, infatti, il cambio di destinazione d'uso, con intervento di ristrutturazione, sostituzione, demolizione e ricostruzione, completamento, per gli edifici non residenziali, con un ampliamento del 30% rispetto alla superficie utile esistente. Si potranno realizzare per ogni edificio sino a 15.000 mq di superficie residenziale, ossia, con un taglio medio di 65 mq, oltre 230 appartamenti e più di 500 abitanti insediabili.
Ma il pezzo forte di questo articolo, non è tanto la trasformazione dell’esistente, bensì di quello che ancora non esiste. Nuove case potranno sorgere, senza alcun atto da parte dei Comuni, nelle aree non edificate dei Piani Regolatori destinati a uso non residenziale.
Riqualificare costruendo
Il pretesto per riqualificare porzioni di territorio, caratterizzate da tessuti edilizi degradati, edifici isolati, ma anche territori di interesse naturalistico, ambientale e culturale, è quello utilizzato nell’articolo dei programmi integrati. L’incremento, in questi casi, è molto consistente. Si va dal 75% in più delle volumetrie demolite, a un premio di cubatura fino al 150% nel caso delle delocalizzazioni, che interessano le zone costiere. Ma i Comuni possono anche raddoppiare questi valori, e le cubature possono essere spostate su aree agricole.
Si sacrificano così numerose aree pregiate, con il pretesto di salvaguardare altre aree pregiate. I Comuni potranno, in variante ai loro PRG, approvare grandi interventi in grado di far saltare gli interi equilibri territoriali. Una norma scritta su misura per il Comune di Roma, con la quale potrà realizzare il progetto di triplicare le cubature di Tor Bella Monaca, senza dover sottostare al controllo del Piano provinciale, che avrebbe reso irrealizzabile questo progetto.
Il mistero buffo della norma per Alemanno
Sempre per il Comune di Roma era stata confezionata una specifica norma, non contenuta nella proposta originaria, e poi misteriosamente comparsa nel maxi emendamento proposto l’ultima notte di Consiglio, ed eliminata dopo le tante proteste, con la scusa di un errore di copiatura. Strano errore, che avrebbe permesso al Campidoglio, con un semplice bando e senza passare per il Consiglio comunale, di ampliare le cubature, cambiare le destinazioni d’uso, trasformare anche le aree destinate a verde pubblico, tutto in variante del Piano Regolatore.
Chissà se, sempre per errore, il Comune di Roma aveva emesso alcuni bandi in scadenza dopo l’estate, che avrebbero permesso tutto questo. Un bando in particolare recitava (punto 5.2 del bando sui relitti urbani) che i progetti erano subordinati all’approvazione di una variante urbanistica, a meno che la Regione non avesse nel frattempo fatto una specifica norma. Quando si dice il caso….
Niente case pubbliche, ma molto cemento nelle aree pregiate
Nulla invece, se non di peggiorativo, sul fronte dell’edilizia sovvenzionata. Nessuna risposta a chi una casa non la possiede. Tante norme, invece, che ci convincono di avere a che fare con un vero e proprio Piano Cemento. Provvedimenti che meriterebbero un approfondimento e una riflessione ulteriore. Dalla realizzazione di impianti sciistici e attività estrattive, alle deroghe ai piani e vincoli paesaggistici, alla realizzazione di porti. Nelle aree naturali protette è consentita la realizzazione di impianti e attrezzature sportive “finalizzati alla valorizzazione del paesaggio”.
Già, perché un parco che ha mantenuto inalterate le sue caratteristiche ambientali è visto come qualcosa di incolto, di disordinato. Allora si è pensato di mettere un po’ di ordine con un po’ di cemento o un bel campo da golf. Progetto già ideato per l’area pregiata del Parco Regionale Laurentino. E se tutti i danni che potrà causare questo Piano non dovessero bastare, è prevista una procedura abbreviata per la definizione dei condoni edilizi ancora pendenti. Una sorta di chiusura degli occhi sul passato.
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